Abbiamo bisogno di Leader. Non di capi, non di generali, ma di guide che con l’esempio ci accompagnino in questa landa pietrificata attraverso la quale è difficile avanzare.
Leader. Parola abusata e violentata per mascherare imposizioni e strategie. Non è un ruolo, non è un incarico, non è celebrazione, non è autodeterminazione. Leader è chiunque venga riconosciuto per le proprie azioni, i propri principi, il senso profondo di rispetto e libertà, la consapevolezza del proprio sé e l’accettazione dell’altrui. Leader può essere chiunque, oltre le gerarchie, le dinamiche socialmente riconosciute, le strutture funzionali.
Leader. Termine anglosassone la cui valenza e intensità rappresentano una pluralità di aspetti che non sono traducibili con una sola parola e che non possono essere descritti con un’unica ed esaustiva rappresentazione. Evito, per quanto possibile, i termini anglosassoni quando comunico in lingua italiana, benchè per ragioni professionali faccia uso quotidiano della lingua inglese. Non è supponenza, ma cura della semantica e passione per una lingua ricca di sfumature. Talvolta, però, è importante accogliere e riconoscere la forza di un termine che racchiuda non solo un concetto, bensì un messaggio chiaro, un’essenza profonda, un simbolo potente.
Abbiamo bisogno di Leader. Di cercarli, di riconoscerli, di ascoltarli, di camminare accanto ad essi. Perchè un Leader non si fa seguire, ma lascia tracce sul cammino accanto a chi quel cammino ha deciso di percorrerlo. Troviamoli nel mondo fra coloro che vorrebbero ma temono di non potere, che potrebbero ma non ne sono consapevoli, che sanno ma hanno bisogno di sostegno.
Troviamoli. Mettiamoci in movimento e camminiamo con loro.