Il sentiero dell’Anima – Emozioni

Il sentiero dell’Anima – Emozioni (2016) è un percorso progressivo ed introspettivo che conduce il lettore all’incontro con esperienze e narrazioni dall’aspetto mutevole e dalle molteplici chiavi di lettura.
I testi raccolti in questo libro sono frutto di un’intensa esperienza di Ascolto e Condivisione maturata nel corso degli anni e volti a coinvolgere il lettore in un viaggio nel quale possa riconoscersi e ritrovarsi.

Il Sentiero dell’Anima è un cammino che ciascuno percorre a proprio modo e con i propri tempi, ma ciò che accomuna i viandanti dei piani di coscienza è la propensione alla ricerca ed alla riscoperta di radici profonde che radicano l’Essere alla propria Origine.
Siano essi percepiti come messaggi, poesie o semplici racconti, questi testi hanno l’intento di suscitare nel lettore emozioni semplici ed autentiche attraverso passi discreti nel mondo del Sé.

SentieroAnimaEmozioniCopertina

Se accendo la luce

Se spengo la luce cosa accade?
Che non si vede più nulla.
Né ciò che ho intorno, né me stesso.

Ma io non scompaio e ciò che mi circonda nemmeno.
Nessuno di noi scompare anche se non è visibile.

E basta una piccola luce
per riemergere dall’invisibilità.

E se io accendo una luce
E se tu accendi una luce
E se tutti noi accendiamo una luce
Potremo tornare a vedere
ponendo fine alla nostra immobilità

Cosa importa se hanno spento la luce
per farci brancolare nel buio
e a causa di quel buio ci siamo persi e siamo caduti
Abbiamo imparato a muoverci in assenza di luce
e a tentoni abbiamo trovato l’interruttore

Usiamolo
torniamo a vedere la luce
che subitamente farà male
per l’inusitata condizione

Usiamolo
ascoltiamo
pensiamo
dubitiamo
affrontiamo
Sentiamo
per trasmutare il temporaneo dolore
in rinnovato vigore

Usiamolo
per vedere
per capire
per ritrovare
per evolvere
per reagire
e smettere di subire

Se accendo la luce cosa accade?
Che rivedo tutto e me stesso
e rivelo tutto e me stesso
e torno a respirare
e torno a camminare
e torno a sognare

Accendiamo una luce
siamo noi stessi
in un istante di Luce

Ricordi il futuro?

– Ti ricordi il futuro? Quel bellissimo disegno tracciato in aria, fra sogni e nuvole? Ti ricordi quel futuro magico e colorato che sbocciava senza sosta ingannando le maglie della lungimiranza adulta?

– No

– Non lo ricordi? Come non lo ricordi? Hai dimenticato il ricordo del futuro? Come puoi rammentare chi sei se non ricordi il tuo futuro?

– Smettila con tutte queste domande. E poi non ti capisco. Come posso ricordare qualcosa che non è ancora accaduto? Come posso ricordare il futuro?

– Il tuo futuro lo hai tracciato quando eri bambino. Hai avuto l’opportunità di plasmarlo, vederlo, raccontarlo. Poi la fitta pioggia degli assiomi adulti lo ha sommerso di insicurezze e verità artefatte.
Ogni giorno bambini affogano sotto questa violenta pioggia, interrompendo il viaggio verso il proprio futuro. Ogni giorno adulti si lasciano trascinare dalla piena che questa pioggia genera.
Ma per il debito di riconoscenza nei confronti di quei bambini che siamo stati e di quei bambini che non sono più, abbiamo il dovere di ricordare il nostro futuro. E tentare in ogni modo di andare all’incontro con esso.

Ricordi?

Ricordi quel bimbo che nuotava fra i sogni e giocava con la fantasia? Quel bimbo che dispiegava le ali per un sorriso e una carezza? Quel bimbo che sapeva discernere fra giusto e sbagliato e riconoscere verità e menzogna?
È ancora lì, assopito da qualche parte che attende il tuo risveglio per ridestarsi insieme a te e tornare a dissetarsi di cose semplici e autentiche come un raggio di sole, uno spruzzo di mare, uno strappo di erba, una risata, uno sguardo, un abbraccio, un bacio, una lacrima e una nuova alba da sognare.

In alto

Capita spesso di udire la frase “più si sale in alto, più ci si fa male quando si cade”, dando per assodata e inevitabile la caduta. Semplice pessimismo o speranza? Francamente non mi interessa. Ciò che mi interessa è volare e godermi il volo, senza preoccuparmi se e quanto possa durare.

E se dovesse esserci una caduta, si cadrà. Rammentando che anche cadendo si vola e che non si è rinunciato a volare per la paura di cadere.

E allora volo ogni volta che posso, anche se ne dovessi uscire con le ossa rotte o semplicemente con un ginocchio sbucciato, anche se un giorno non dovessi più essere in grado di volare, perché le emozioni provate ad ogni volo, continueranno a portarmi in alto.

Acceso – Spento

Non centellino l’energia che impiego nelle mie azioni. Tutta o niente. O lo faccio o non lo faccio, ma non agisco al risparmio. Ricorro a tutto ciò che ho a mia disposizione. Per quello che mi piace e per quello che non mi piace, perchè è qualcosa che ho accettato di fare.

Ecco perchè talvolta, come oggi, sento la riserva energetica un po’ bassa e mi ricordo che se non sono a riposo a terra, sto volando più in alto possibile alla velocità massima che sono in grado di raggiungere. E senza un rifornimento in volo, di tanto in tanto devo atterrare e adattarmi a rinunciare ad un’evoluzione o un panorama.

Atterrato.
Pronto al decollo.

Lo spettatore

Nel corso delle ultime settimane e ogni settimana un pò di più, ho l’impressione di osservare ciò che mi circonda come uno spettatore. Non estraneo, ma neppure coinvolto. Ciò che accade intorno mi appartiene sempre meno e risulta sempre più difficile da comprendere.

Leggo questo distacco con accezione positiva. La dimostrazione che una rivoluzione evolutiva è in atto. Una sorta di cambio di prospettiva che mi aiuta a focalizzare emozioni, pensieri e percezioni.

Scendo dal palco e mi siedo in platea. Ritrovo altri spettatori e come loro, al termine della rappresentazione, tornerò là fuori dove scorre la Vita. Adesso, però, voglio godermi lo spettacolo fino alla fine. La pausa sta per terminare ed ho giusto il tempo per comprare bibita e pop-corn. A più tardi.

La gabbia

Talvolta si ha l’impressione di essere rinchiusi in una gabbia. E questa gabbia pare diventare più stretta con il passare del tempo.

Non è impressione, non è apparenza, la gabbia c’è. Cresciamo al suo interno fino a non avere più spazio. Non tutti ancora cresciuti a sufficienza per accorgersene, non tutti ancora consapevoli nonostante la stretta.

E non è tanto importante sapere chi ci abbia rinchiuso, quanto capire di cosa sia fatta e perché ci siamo rimasti. E comprenderne la composizione, aiuta a spiegare la permanenza al suo interno per decidere se provare ad uscirne o rimanere rinchiusi nell’apparente.

Questa gabbia è fatta di fili sottili, che aumentano insieme ai giorni e si intrecciano nel cammino degli anni. Fili sottili che chiamiamo debiti. E un debito non estinto rimane e si salda agli altri.

I più immediati ed evidenti sono quelli economici e con essi poteri ed interessi di varia natura, che legano istituzioni pubbliche e private, strutture sociali e individui, in modo sempre più avvolgente giorno dopo giorno.

Ma ci sono molti altri debiti, meno evidenti, ma altrettanto limitanti. Come i legami morbosi e di sottomissione, i legami di sopravvivenza, di necessità, di dovere, di responsabilità e di riconoscenza. Tutti debiti, dai più oscuri ai più luminosi, che se non saldati rimangono. E ci legano. E chi è legato non è libero.

La liberazione da questa gabbia dipende solo da noi, in base a quanti debiti riusciremo a ripagare, rendendo le maglie più rade e creando spazi che possano essere attraversati. E uscire. Lasciando alle spalle le ultime tracce di debiti non ancora saldati, inerti e non colmabili. Ma che possono rimanere lì per sempre, perchè non ci hanno impedito di tornare liberi.

The cage – Berthe Morisot