Avviene spesso che fin da piccoli ci spingano a raggiungere obiettivi predefiniti, al posto di guidarci a conoscere e valorizzare le personali predisposizioni. E via via, crescendo, questo binario si arricchisce di bisogni preconfezionati che alzano le barriere intorno, rendendone apparentemente più sicuro il percorso, dal quale in realtà diventa sempre più difficile allontanarsi.
Continuamente sottoposti alla pressione di dover essere all’altezza di aspettative e convenzioni esterne, si rimane sempre più vincolati ad un meccanismo di controllo incontrollabile, arrivando a rinunciare al benessere per essere bene accetti.
Siamo drogati di un sistema al quale siamo stati introdotti gratuitamente e con il quale abbiamo contratto debiti che ci hanno resi assuefatti e dipendenti. Ma per quanto difficile possa essere liberarsi da una dipendenza, è comunque una strada percorribile, magari con un considerevole impiego di tempo e di energia, magari non completamente, magari non esattamente come vorremmo. Ma è percorribile. Ammesso che la si voglia percorrere.
Ed io la voglio percorrere, perchè c’è qualcosa che non mi torna, qualcosa di innaturale nello spendere tempo ed energie per un artefatto che non mi appartiene. E allora inizio piano a scardinare il meccanismo, ridefinendo le priorità, riappropriandomi di ciò che è mio e di ciò che per me è importante.
Riparto da me stesso, dando voce ai ricordi di bambino, quando i sogni avevano una voce e raccontavano di mondi da esplorare, di emozioni da sperimentare e di avventure da cui lasciarsi trasportare.