Ho una congenita, viscerale e probabilmente atavica avversione per l’opportunismo, l’arroganza e l’ignavia.
Mi predispongo alla modalità difesa/contrattacco quando sento puzza di un’artefatta astuzia accidiosa. E la parte razionale inizia a sudare nell’immane sforzo di trattenere lo slancio impulsivo di una reazione che proviene dal profondo.
Sono un razzista perchè non riesco ad accettare l’intenzione di prendersi gioco degli altri, perchè provo disprezzo nei confronti della mellifluità, perchè sviluppo una reazione allergica dinnanzi all’egoismo. Lasciamo i giochi ai bimbi ed alla nostra parte bambina, la finzione all’Arte della recitazione ed i personalismi a personaggi in cerca di autore.
E se Ascolto riconosco la povertà d’animo mimetizzata in fini reconditi, se Osservo vedo la paura e l’inadeguatezza che si celano nell’aggressività, se Agisco percepisco la fragile vacuità annidata in un’apparente pacatezza. E allora capisco che la tolleranza non è sopportazione, che la pazienza non è sottomissione, che il silenzio non è accettazione.
E siccome chi non accetta ciò che è diverso da sé è razzista, sono un razzista. Ma nei confronti di una sola razza, quella dei trasformisti, che sono trasversali a qualsiasi colore di pelle, bandiera politica, credo religioso, retaggio culturale, etica professionale, scelta sessuale, attitudine alimentare ed orientamento sociale.
E nel mio animo adattabile ed accogliente non vi sarà mai posto per questi ostacoli alla libertà e continuerò a combatterli nelle quotidiane battaglie per difendere le posizioni, con l’auspicio di conquistarne di nuove.