Qualche giorno fa, conversando con una persona a me cara, è emerso un elemento di riflessione esistenziale che accomuna molti di noi. Vorrei provare ad approfondirlo insieme, affinché la condivisione possa innescare un processo di introspezione che ci conduca all’incontro con il nostro coraggio ed il nostro equilibrio.
Lo spunto che mi è stato proposto è il seguente: “Vorrei trovare più coraggio per esprimermi senza fare del male agli altri, il punto è che così facendo si accontentano sempre gli altri. Qual è il giusto equilibrio? O alla fine per trovarlo bisogna rompere per forza qualcosa?”
Ritengo che ciascuno di noi, in un modo o nell’altro, prima o dopo, si sia trovato dinnanzi ad un bivio analogo. E spesso a porsi tali dubbi sono persone coraggiose, perchè chi mi ha sollecitato con questa considerazione è qualcuno che ritengo molto coraggioso per via della situazione sociale e familiare non facile nella quale è immersa e che, giorno dopo giorno, affronta senza fuggire, quando sarebbe assolutamente comprensibile farlo.
Il coraggio non è quello degli eroi epici o dell’azione impulsiva a difesa di un ideale, ma è il lavoro progressivo e continuo per imparare ad affrontare se stessi e le prove della vita. E non ritengo esista una scala di valutazione del coraggio per misurare chi sia più coraggioso, bensì una scala di autenticità e consapevolezza nell’affrontare sfide a cui ciascuno è confrontato in base alle proprie possibilità.
L’impulso profondo ad esprimere se stessi è qualcosa di ancestrale che si confronta con la realtà che ci circonda. Abbiamo bisogno di esprimerci, di dare spazio alle nostre passioni, alle nostre inclinazioni ai nostri desideri ed alle nostre emozioni. Ma tutto questo si rapporta al contesto sociale nel quale viviamo ed alle relazioni umane che sono parte del nostro quotidiano. Trovare il giusto equilibrio è evidentemente la sfida più grande, anche perché gli equilibri non sono mai statici, ma una sequenza di equilibri successivi che ci portano ad affrontare sfide continue.
Per esperienza personale, ritengo sia necessario per il proprio benessere conquistarsi poco a poco, passo dopo passo il proprio spazio. È un processo talvolta lungo che passa attraverso battute d’arresto, compromessi e confronti con noi stessi e con gli altri, ma è fondamentale poter affermare quella parte di noi che spinge per uscire alla luce. E il giusto equilibrio per noi lo possiamo trovare soltanto noi, facendo scelte, prendendo decisioni ed accettandone gli effetti, anche quelli non voluti, dai quali non possiamo fare altro che trarre un insegnamento.
E anche il coraggio si può costruire giorno per giorno, iniziando da quello necessario per conoscersi ed accettarsi, per poi orientarsi a quel tipo di coraggio che ci sostiene nella personale affermazione, nel rapporto con gli altri e nel rispetto di essi.
Talvolta mi chiedo “ma agli altri, di me, gliene importa veramente?”
Mossi dall’istinto del branco, cerchiamo di essere accettati ed amati. È naturale.
E forniamo sempre la “bella copia” di noi stessi.
Per convenienza, opportunità, senso del dovere, quieto vivere, educazione, egocentrismo tipo “guarda quanto sono buono”, umiltà che malcela egocentrismo, poca voglia di far fatica, menefreghismo, tolleranza che prima o poi sfocia nella sopportazione, rispetto…. sono molti i motivi che ci spingono a “recitare a soggetto” di Pirandelliana memoria.
Ma visto che, mentre recitiamo, la nostra “vocina interiore” sa che stiamo dissimulando, ascoltandola ci si sente “un po’ patetici”.
Ma c’è chi crede di farlo non per sè stesso, ma “per gli altri”.
Ecco, gli altri non vanno presi in giro.
Certo, serve equilibrio, ma rispettare il proprio carattere senza nuocere agli altri, è atto di coraggio che permette di rispettare, in un sol gesto, sia noi stessi che gli altri.