Impieghiamo tutta la vita da adulti ad apprendere nuovamente ciò che da bambini conoscevamo molto bene.
Ridere, giocare, esprimere emozioni e pensieri, riconoscere l’aspetto ed il valore di persone e cose, il senso di giustizia, il Senso della Verità, il discernimento fra apparenza e sostanza.
Anziani e bambini sono molto simili, con un approccio analogo alla vita e sempre più vicini mano a mano che il completamento della tracciatura del cerchio si avvicini al suo avvio. Accettazione, coraggio, consapevolezza dell’essenziale, abbandono del superfluo.
Un processo lungo e metodico ci convince ad accettare il fatto che esprimere il Sé, opporsi all’ingiustizia, dare il giusto nome a ciò che ci circonda non sia sempre socialmente accettabile e utile. E ci convinciamo poco a poco che sia davvero così. E ci adeguiamo. Confondendo l’adattamento, necessario alla sopravvivenza in un ambiente ostile, con l’adeguamento, conformazione ad un sistema costituito per gli scopi più vari ed avariati. E lo subiamo.
E arriva il giorno in cui ricominciamo a porci domande e cercare risposte, comprendiamo che l’unico aspetto socialmente accettabile sia quello di imparare ad esprimere nel modo migliore il nostro Essere e non compromettere l’essenza del suo messaggio, impariamo a non avere paura della paura e che la libertà di essere se stessi è importante tanto quanto la libertà che gli altri hanno di esserlo.
E si ricomincia a tracciare il cerchio verso il suo punto di origine, per tornare all’essenza primigenia con uno stato di coscienza evoluto. E il nostro compito è condividere tutto questo, raccontarci, rammentare a noi stessi e a chi incrociamo che proteggere ciò che siamo è fondamentale a prescindere da ciò che il senso comune attenda e che le nostre battaglie non possono essere delegate a qualcun altro.
E torniamo a credere in ciò che ci siamo convinti fosse impossibile, crediamo nelle nostre illimitate potenzialità, crediamo in noi stessi.