Non ho mai scritto dell’amore per scelta consapevole. Non l’ho mai fatto perché ritengo sia essenziale conoscere un argomento approfonditamente per poterlo declinare e l’amore è vasto come l’universo, misterioso come il senso dell’esistenza, inafferrabile come un refolo di vento.
Scrivere dell’amore non può che essere, quindi, la condivisione di una prospettiva personale fondata sul sentire intimo e profondo, come l’interpretazione di un dipinto di un’artista eclettico e visionario che gioca con i colori, le sfumature e le percezioni.
Qualsiasi definizione non sarebbe sufficiente ad includere ogni singola traduzione, ogni personale intuizione, ogni individuale paradigma, perché l’amore, in quanto archetipo, sfugge alle regole umane e solca mari dove non esistono rotte già tracciate ed ogni rotta è autentica e giusta per ciascun Capitano che ha deciso di percorrerla o ha avuto occasione di imbattersi in essa.
Forse è proprio questa la potenza infinita di ciò che chiamiamo amore, la sua esistenza non dimostrabile, la sua dinamica non riproducibile, il suo effetto non prevedibile e la sua forma non possibile che tuttavia esiste.
E allora, come una composizione musicale riproposta in variazioni infinite, l’amore si ripropone con armonie, melodie, contrappunti, ritmi, timbri e dinamiche sempre nuove e diverse, rimanendo fedele alla sua forma originaria. Un viaggio di scoperta e di interpretazione che passa attraverso la conoscenza di sé per giungere alla conoscenza degli altri.