Radici nella terra

In situazioni come queste è purtroppo inutile cercare colpevoli, ma è necessario identificare i responsabili per sensibilizzarli ed ancora di più trovare soluzioni per applicarle. Soluzioni agli effetti, ma soprattutto alle cause.

Probabilmente avere qualcuno della famiglia coinvolto, non mi consente un’assoluta obiettività, ma è proprio per il mio coinvolgimento che non posso tacere.

Certamente le soluzioni possono essere complesse e le responsabilità molteplici, ma lì ci sono persone che nel migliore dei casi dovranno lavorare a lungo e duramente per ritornare alla quotidiana normalità, dovranno rinunciare a tracce della loro vita, dovranno affrontare spese non sempre sostenibili. Nel migliore dei casi. Perchè nel peggiore non c’è più un’automobile, non c’è più un giardino, non c’è più una casa. Un nido sognato, costruito con sacrificio, curato con amore. Un nido custode di ricordi e di emozioni. E in tutto questo, ciò che aggrava ulteriormente la situazione è che può capitare ancora e ancora e ancora. Da un momento all’altro.

Responsabili sono certamente coloro all’apice di questa catena di eventi, coloro che appiccarono gli incendi, privando la terra del naturale sostegno delle radici. Ma sono anche coloro che hanno sottovalutato la situazione dopo i primi eventi causati dalle piogge, coloro che non hanno provato a mettere in atto una soluzione per contenere il problema. È come vedere contrapposto l’encomiabile coinvolgimento di chi si impegna a trovare una soluzione per gli effetti alla reticenza di chi dovrebbe e potrebbe arginare le cause.

Certo vi sono problemi immensi a questo mondo, ma ritengo che quelli relativi alla sfera personale umana abbiano il diritto di essere al primo posto.
La tecnologia è giunta a livelli incredibili e penso sia possibile trovare soluzioni alle cause di tali eventi. È vero che i costi possono essere consistenti e non sempre è facile ottenere un supporto immediato da questo punto di vista. Ma è anche vero che esistono delle priorità e si può scegliere di investire prima sul sacrosanto diritto che le persone hanno di sentirsi bene ed al sicuro.

Un pensiero va a coloro che stanno vivendo questa prova durissima e con forza e dignità l’affrontano con il coraggio di chi non aspetta che le cose si risolvano da sole, con l’orgoglio di chi sa e vuole rialzarsi.
Un pensiero di gratitudine va a tutti coloro, volontari e professionisti, che si stanno impegnando in prima persona a sostenere le persone ed affrontare la situazione con dedizione, impegno, costanza e tanta umanità.

La tecnologia è giunta a livelli incredibili e forse è più importante proteggere le nostre radici sulla terra, prima di impegnarci ed investire per scoprire se potremo radicarle su un altro pianeta quando avremo consumato questo.

Dettaglio della frana su Bussoleno ieri 7 giugno 2018

Dettaglio della frana su Bussoleno ieri 7 giugno 2018

Siamo tutti uguali. Nessuno è più uguale.

Pro Infirmis, la maggiore organizzazione attiva in Svizzera in favore delle persone con disabilità, si impegna per una società inclusiva. Con il suo nuovo video, sottolinea con un sorriso le analogie che accomunano tutti noi.” (Pro Infirmis n.d.r.)

Ho scelto di dare a questo articolo il medesimo titolo della campagna, perchè riassume in poche parole un significato profondo. Il messaggio delle immagini, che ha attratto la mia attenzione, è superato da quello contenuto in queste sette parole, che racchiudono molte prospettive.

Siamo uguali perchè ci accomunano uguali esperienze negli eventi quotidiani. Soffriamo, ridiamo, ci arrabbiamo, combattiamo, viviamo dolori e frustrazioni, leggerezza ed emozioni.

Una prospettiva che traspare da questa campagna è che non c’è qualcuno più uguale o meno uguale. E benchè il concetto di uguaglianza sia stridente per me, perchè ritengo l’uguaglianza inappropriata alla sfera umana e più pertinente l’equità, in questo caso è utilizzata con un’accezione coesiva e non omogeneizzante. Siamo sulla stessa barca e ciascuno di noi affronta analoghe contingenze. La bellezza di questo raffronto è che non avviene fra individui, ma nei confronti del rapporto che essi hanno con eventi comuni. Non sono le persone ad essere uguali, ma le sfide che si trovano ad affrontare. E questo porta la relazione a qualcosa di indiretto che esclude giudizi di merito derivanti dalla natura umana.

Un’altra prospettiva ci dice in maniera definitiva che non si è più uguali, non si sarà uguali mai più e che nessuno è uguale a qualcun altro. Ciascuno è differente ed ha le proprie caratteristiche personali che rendono unici. Fisiche, culturali, emozionali. Non siamo uguali e non lo saremo mai e ciò che ci accomuna sono gli eventi della vita, attraverso i quali possiamo riconoscerci e comprenderci. L’unico ed autentico terreno comune sul quale incontrarci e confrontarci.

Grazie a Pro Infirmis per aver realizzato questa campagna che fa riflettere con il sorriso, in maniera delicata e rispettosa. Colpisce ed emoziona con le immagini, lascia un segno ed un messaggio universale con le parole. E la magia di questa campagna è andare oltre la disabilità, unendoci attorno ad un concetto di disabilità che è di tutti, nel quale tutti ci riconosciamo e ci sentiamo uguali.

Autonomia ed immanenza

L’estratto dell’intervento di Jack Ma, fondatore e presidente Alibaba Group, al World Economic Forum di quest’anno mi ha fatto riflettere.
Cambiare lo stile di insegnamento per allontanarsi dal nozionismo ed avvicinarsi ai valori, al pensiero indipendente, alla cura degli altri, alla condivisione e all’arte.
Un modo per differenziarsi dalle macchine e ritrovare autonomia ed unicità.
Sostanzialmente un processo regressivo verso le nostre Origini e verso ciò che siamo e che siamo sempre stati.

Mi domando se sia un pentimento o una presa di coscienza per aver realizzato generazione dopo generazione sovrastrutture sociali, tecnologiche e professionali che stanno cancellando la nostra identità.
Auspico e confido in una presa di coscienza, che possa far percepire la regressione anche con un’accezione positiva. Necessità di proiettarsi verso il futuro, riscoprendo l’essenza di ciò che siamo stati e da dove veniamo.

Il fermento che stiamo vivendo, basato sul risveglio della consapevolezza, rappresenta l’elemento cruciale per un salto evolutivo. La stimolazione sempre più ampia del pensiero individuale, della riflessione, della ricerca delle proprie risposte attraverso tecniche come il coaching, denota un riavvicinamento all’operato delle Antiche Scuole Iniziatiche.
I Grandi Maestri non fornivano risposte, ma insegnavano agli allievi ad utilizzare gli strumenti per trovare le proprie, conducendoli e guidandoli in questo cammino di autodeterminazione.

L’importanza di sviluppare un pensiero autonomo attraverso la condivisione, l’ascolto, l’osservazione e lo studio di se stessi, l’essenzialità di riconoscere l’unicità dell’individuo nel contesto di una pluralità fatta di mutuo rispetto e reciproca collaborazione, la centralità di ogni forma d’Arte come elemento determinante per la crescita umana e spirituale, risvegliano Valori insiti in ciascuno di noi.

L’evoluzione tecnologica ci ha agevolato in molti aspetti della vita quotidiana, ma è stato anche il mezzo per ricordare il nostro lignaggio attraverso la nostalgia di esso. E passo dopo passo, attraverso il nostro percorso evolutivo, ritroviamo noi stessi nel lascito ereditario degli albori del nostro percorso. Per mezzo di un viaggio verso il futuro, ritroviamo il nostro passato e risvegliamo il desiderio e la volontà di ritornare ad equilibrare il dopo ed il prima nell’istante presente.

La mia vita

Utopica la scelta umana perfetta che possa tenere conto ed includere tutte le esigenze e tutte le aspettative. Vi sono molteplici prospettive rispettabili nell’approccio ad un tema che coinvolge la natura umana, ma vi sono anche prospettive strumentali che ne degradano il valore.

La regolamentazione è necessaria all’umanità dell’essere per proporre un punto d’incontro difficilmente raggiungibile in maniera naturale e benché imperfetta è un mezzo per innescare un processo di sensibilizzazione e di dialogo.

Quale che sia la prospettiva, anche quella più strumentale in un senso o nell’altro, ciò che conta è l’effetto che ne scaturisce, ovvero sostenere chi cerca risposte alle proprie domande e sollecitare chi quelle domande non se le pone ancora.

Rifletto sulla mia vita e mi domando cosa potrò lasciare in eredità a chi ha camminato insieme a me, ma mi domando anche come lenire il dolore della separazione del quale purtroppo non potrò farmi carico.

E allora penso che partire per il viaggio, lasciando come ricordo un viandante che si è messo in cammino con la dignità a cui ciascuno ha diritto, senza aggrapparsi dolorosamente a chi rimane e senza essere trattenuto, mi conforta e mi offre la prospettiva di poter vivere la mia vita rispettando me stesso e chi mi circonda.

Il regalo di Natale

Caro Babbo Natale,
quest’anno mi piacerebbe tanto ricevere un dono dal valore inestimabile. Vorrei imparare.
Imparare a sorridere, sorridere sempre e imparare che la miglior risposta è sempre un sorriso, come ci insegna il Maestro Ezio Bosso.
Poche parole, quelle del Maestro, che narrano un universo meraviglioso, custodito nella forza e nel valore di un sorriso e dimostrato dall’autenticità della consapevolezza.
Abbiamo bisogno di guide che ci indichino la Via… Grazie Maestro.

Indossiamo i guanti ed avviamoci

Vi è la tendenza a concentrare il dissenso, l’avversione e la disapprovazione nei confronti dei cattivi che fanno cose cattive. Dedicare tutte le energie a condannare e talvolta combattere i cattivi che fanno cose cattive. Identificare i cattivi che fanno cose cattive come l’origine di tutti i mali e la soluzione a tutti i mali la loro estinzione.

Ma i cattivi che fanno cose cattive poggiano i passi sul cammino confortevole predisposto da buoni che fanno cose buone che lo hanno ricoperto di egoismo, ignavia, opportunismo, arroganza, presunzione, frustrazione e inadeguatezza.

E a me non piace vedere come abbiamo sporcato, ricoperto e trasformato questo sentiero meraviglioso. Percorsi bellissimi fatti di salite e discese, curve strette e strapiombi da togliere il fiato, anfratti e rocce, sono diventati un’unica, rettilinea, piatta, enorme e inutile strada dove è agevole il passaggio per enormi macchine distruttrici.

Che ci sia un accumulo impressionante di immondizia su questo sentiero è innegabile, come è altrettanto innegabile è che molti di noi siano spesso usati come luogo dove scaricare rifiuti più o meno tossici, ma è anche indubbio che sono tanti quelli che non sopportano più l’olezzo persistente che li avvolge.

E allora indossiamo i guanti ed avviamoci. Ripuliamo e ripuliamoci, rimuoviamo un piccolo pezzetto alla volta, ognuno secondo le proprie possibilità. E giorno dopo giorno l’aria sarà più respirabile e passo dopo passo il sentiero sarà nuovamente praticabile e pezzo dopo pezzo tornerà inaccessibile ai cattivi che fanno cose cattive.

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