Dalla terra al cielo
Assaggi di pittura, fotografia, poesia
Badia di Montepiano, via della badia – Vernio
Dalla terra al cielo
Assaggi di pittura, fotografia, poesia
Badia di Montepiano, via della badia – Vernio
“Cosa significa essere il cambiamento?” Gli chiese.
Gli rispose: “Ti dirò cosa non è. E da questo comprenderai che cosa è. Non è dare l’esempio perché non sarà riconosciuto da tutti, non è generare le condizioni affinchè il corso degli eventi cambi perché non saranno accettate da tutti, non è dimostrare la giustezza di un principio, perchè non sarà condiviso da tutti.”
Replicò: “Ho capito. Ma non si può spiegare con le parole. Non si può fare altro che essere.”
“Esattamente”. Concluse.
Qual è la scelta giusta? Le domandò.
Quella che ti farà sentire come un bambino che si addormenta in braccio alla mamma. Gli rispose.
“Perché ti ostini a raccontare storie a chi non intende, mostrare meraviglie a chi non vede, offrire prelibatezze a chi non conosce il gusto, proporre fragranze straordinarie a chi è privo di olfatto e raffinatezze a chi è senza tatto?” gli domandò.
Gli rispose: “perché avrebbero comunque gli altri quattro sensi per cogliere il messaggio. E se anche fossero solamente tre o due o uno soltanto avrebbero sensibilità sufficiente per percepirne il senso. E se ancora dei cinque sensi fossero totalmente privi, ci sarebbe speranza nel sentire del cuore.
Ma tu che hai posto tale domanda, probabilmente hai già messo a tacere i primi cinque ed il sesto.
Ti esorto dunque a fare appello al settimo ed ultimo dei tuoi sensi e ad ascoltarlo. Ascolta il messaggio della tua anima”.
Tacque e si mise in Ascolto.
“Ora che siamo giunti a questo punto della discussione, riprendiamo le
argomentazioni precedenti che ci hanno condotto fin qui. A suo tempo si
era detto che all’ingiusto conviene essere tale, purché abbia la reputazione
di uomo giusto; non si era detto questo?”
“Sì, questo è un modo appropriato”.
E io dissi: “Ora che ci siamo messi d’accordo sul valore che hanno l’essere
ingiusti e l’agire secondo giustizia, discorriamo un po’ con chi si è espresso in
questi termini.”
“Come allora?”
“Plasmiamo con le parole un’immagine dell’anima, affinché chi diceva
questo si renda conto delle sue affermazioni”.
“Quale immagine?”, domandò. “Una simile agli antichi mostri della mitologia”,
risposi: “la Chimera, Scilla, Cerbero e vari altri esseri che, a quanto si narra,
erano costituiti da molte forme riunite in un unico corpo”.
“In effetti si racconta questo”, disse. “Plasma dunque un mostro composito,
con tutto intorno molte teste di animali domestici e selvaggi, capace di
mutare aspetto e generare tutte queste forme da se stesso”.
“Quest’opera richiede un artista straordinario!”, esclamò. “Tuttavia, dato che
la parola è più malleabile della cera e delle altre materie di questo tipo,
plasmiamolo!”.
“Poi modella la forma di un leone e di un uomo; la prima però sia molto più
grande di queste due, e quella del leone venga per seconda”. “Questo è più
facile”.
Disse: “eccotele plasmate”.
“Ora attaccale tutte e tre assieme, in modo che siano connesse l’una
all’altra”. “Sono connesse”, rispose. “Ricoprile dall’esterno di una sola
immagine, quella umana: così a chi non può vedere l’interno, ma scorge solo
l’involucro esterno, appariranno come un unico essere, un uomo appunto”.
“Eccoti modellato l’involucro”, disse.
“Ora, se uno afferma che a quest’uomo conviene essere ingiusto e non gli
serve agire secondo giustizia, rispondiamogli che ciò equivale a dire che gli
conviene pascere e rendere forte il mostro multiforme assieme al leone e al
suo seguito, e per contro far morire di fame e indebolire l’uomo al punto che
si lasci trascinare dovunque lo conduca l’una o l’altra delle due fiere, senza
abituare queste nature alla convivenza e all’amicizia reciproca, ma
lasciando che si mordano, si combattano e si divorino a vicenda».
“Chi lodasse l’ingiustizia”, disse, “sosterrebbe proprio questo”.
“Quindi non è vantaggioso per colui che parla con giustizia?”
“Chi invece sostenesse l’utilità della giustizia, non affermerebbe che bisogna
agire e parlare in modo che l’uomo interiore abbia la massima padronanza
dell’essere umano, sorvegli la bestia dalle molte teste, così come un
contadino coltiva con amore le piante domestiche e impedisce che
crescano quelle selvatiche.”
Ho bisogno di scrivere
di condividere
di trasmettere
È il mio rifugio
È una modesta capanna sull’albero
semplice e poco stabile
ma è il mio castello
È piccola e di difficile accesso
ma vorrei avere incontri ogni giorno
accogliere visitatori ogni sera
e conversare
conoscere
condividere
Non c’è porta
non ci sono finestre
ma non fa freddo
Non è facile da trovare
ma solo perché è nascosta
dalle fronde di questa fitta foresta
Ma se leverai lo sguardo
e chiuderai gli occhi
Ascoltando la troverai
Ti aspetto
Fabrizio
Perchè sempre più persone vogliono imporre il proprio pensiero, la propria idea, la propria visione delle cose, convinti che siano il giusto ed il vero?
La linea di confine fra proporre ed imporre è spesso sottile.
Talvolta anche le più buone intenzioni ed i migliori propositi rischiano di cadere in questo tranello a causa della profonda convinzione e del desiderio di promuovere un’idea.
È proprio questa fattispecie la più delicata e pericolosa. Ed è di questo che intendo parlarti.
Riconoscere un’idea manifestamente oscura e negativa ed il modo violento di imporla è semplice ed evidente, ma come proteggersi da chi trasforma un legittimo baluardo in una prevaricazione?
Abbiamo tutti il diritto, se non il dovere, di difendere e lottare per le nostre idee, per ciò che riteniamo giusto, ma non abbiamo il diritto di imporlo come se fosse la verità assoluta. Anche se in apparenza oggettivamente positiva e largamente condivisibile.
La cattiva gestione di un diritto, di un bene collettivo, di un’evoluzione sociale è molto più pericolosa di qualsiasi nemico dichiarato.
La libertà di ciascuno non sarà piena fino a che vi sarà qualcuno che la infrangerà per promuovere la propria.
Non è libertà scardinare una porta solo perchè riteniamo di avere il diritto di aprirla.
E’ libertà bussare a quella porta fino a farci sanguinare le mani senza avere la certezza che qualcuno ci apra.
L’arroganza e la presunzione spesso si mescolano ai semi della libertà e della giustizia, crescendo insieme e trasformando la purezza del sentire profondo nella violenza dell’agire in superficie, trasformando una proposta in un’imposizione.
Diffida di chi difende una giusta idea con l’aggressione, diffida di chi, per promuovere il suo diritto, viola il tuo. Proteggiti da essi accogliendo il limite della natura umana e rimanendo te stesso.
Continua a bussare a quella porta, le mani gronderanno del tuo sangue, ma impareranno a fortificarsi. E quando il sangue si arresterà comprenderai che rimanere te stesso, concedendo agli altri di esserlo, ti avrà reso più forte e ti avrà concesso di dare un senso al tuo cammino.
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